Case di riposo in ginocchio: 81 sospesi, 45 in quarantena

Case di riposo in ginocchio: 81 sospesi, 45 in quarantena

15/11/2021



BOLZANO. Gli ultimi numeri sono arrivati ieri pomeriggio: i collaboratori delle case di riposo sospesi perché rifiutano la vaccinazione - infermieri ma soprattutto operatori socio-sanitari e operatori socio-assistenziali - sono saliti ad 81, in una settimana sono 5 in più; nello stesso periodo sono raddoppiati i collaboratori in quarantena: da 22 a 45. La situazione è sempre più pesante per chi le residenze per anziani le gestisce - in tutto 80 in Alto Adige - e per le famiglie che sempre più spesso devono farsi carico dell'assistenza di un familiare non più autosufficiente. In questo momento è difficile, se non impossibile, trovare un posto in una Rsa, perché avendo sempre meno collaboratori, sono stati tagliati 700 dei 4.578 posti letto. Nuove sospensioni in arrivo«Nei prossimi giorni - dice Martina Ladurner, presidente dell'Associazione delle residenze per anziani - arriveranno altre sospensioni, perché l'obbligo vaccinale non riguarda solo i sanitari ma tutti coloro che, a qualsiasi titolo, lavorano all'interno delle strutture. I collaboratori in servizio sono costretti a fare turni massacranti. La situazione è pesante: il lavoro di chi opera in una Rsa deve essere pagato di più e vanno premiati coloro che in questo momento sono costretti a fare una montagna di straordinari, per garantire i servizi. C'è inoltre bisogno di strutture di transito per gli ospiti contagiati: la stragrande maggioranza è vaccinata e quindi i sintomi in genere sono lievi, dobbiamo però isolarli per evitare che scoppino focolai». Grido d'allarme dei sindacatiSull'emergenza prendono posizione anche i sindacati pensionati che definiscono "drammatica" la situazione all'interno delle strutture. Alfred Ebner (Cgil), Annarita Montemaggiore (Cisl), Danilo Tomasini (Uil) e Stephan Vieider (Asgb) chiedono di avviare un confronto con tutti i soggetti coinvolti con un duplice obiettivo: affrontare l'emergenza e regolamentare meglio il settore. Quindi le proposte concrete a partire dall'aumento degli stipendi dei collaboratori delle Rsa. Ma non basterà, perché c'è bisogno di un numero adeguato di operatori che non si trovano. «Presumibilmente - prevedono i sindacati - anche i servizi domiciliari non saranno in grado di dare risposte adeguate e il peso si scaricherà sulle famiglie. Sarà inoltre più difficile reperire badanti perché trovano lavoro nei paesi di origine o lasciano l'Alto Adige, perché vaccinate con sieri non riconosciuti territorialmente». Le parti sociali temono che la situazione possa trascinarsi anche oltre il periodo di emergenza. E il rischio è che le famiglie si aggrappino ad ogni possibile soluzione compreso il ricorso al lavoro nero: «Bisogna fornire alle famiglie strumenti per gestire i rapporti con le badanti e verificare con certezza la reale capacità delle persone assunte di curare i soggetto fragili. Chiediamo, soprattutto alla Provincia, di avviare percorsi formativi che darebbero alle famiglie qualche garanzia in più». Sui carichi di lavoro degli operatori Stefano Boragine, segretario provinciale di Ago, già una settimana fa ha chiesto un incontro al Consorzio dei Comuni: «Risposte zero: sembra che residenze e personale siano lasciate a soccombere». A.M.