PENSIONI E FLESSIBILITA’, il pressing dei sindacati sul governo

08/10/2021



Articolo pubblicato dall’Alto Adige il 7 ottobre 2021

I Nodi: Cgil,Cisl e Uil chiedono di “riportare equilibrio sociale” nel settore previdenziale.
Flessibilità in uscita “estensibile a tutti” dai 62 anni di età o 41 anni di contributi per
“scegliere liberamente”quando lasciare il lavoro; chiarimenti su ciò che avverrà al termine
della sperimentazione di Quota 100 a fine dicembre; rafforzamento dell’Ape socia; e
ancora, dar vita a una prestazione di garanzia, che valorizzi i periodi senza copertura
contributiva: su queste basi Cigil- Cisl e Uil hanno avviato un pressing sul governo affinchè
affronti vari nodi nella manovra economica. Ascoltati ieri in commissione Lavoro alla
Camera, i sindacati hanno esposto la necessità di “riportare equilibrio sociale” nell’assetto
previdenziale, attraverso una “rivisitazione complessiva”, visto che ormai “sono circa
200mila le persona ancora interamente nel retributivo. E chi andrà in pensione d’ora in
avanti avrà almeno i due terzi del paniere previdenziale di natura contributiva”, hanno
precisato. La questione principale è quella delle risorse: per tre anni di Quota 100 e l’uscita
di circa 341mila persone fino al 31 agosto, sono stati utilizzati fra spese sostenute e da
sostenere 18,8 miliardi, per un’iniziativa che ha favorito soprattutto i lavoratori più forti e
tutelati -uomini e dipendenti pubblici-, e che l’Esecutivo non intende rinnovare.
Per l’Ape social e l’accesso alla pensione per i lavoratori precoci in difficoltà, dal 2017 sono
stati accantonati circa 5 miliardi, fra costi affrontati e da affrontare, per poco più di
127mila uscite in quasi 5 anni. Nella Legge di bilancio, ai fondi per l’ampiamento delle
attività gravose che consentirebbero di andare in pensione anticipata o di avere l’indennità
Ape, andrà aggiunto lo stanziamento per la rivalutazione degli assegni, a fronte di un tasso
d’inflazione in crescita.